Canaletto - Veduta del Canal Grande da Santa Croce verso gli Scalzi
olio su tela
Figlio di un pittore di scene teatrali, Giovanni Antonio Canal deve il suo soprannome alla statura fisica. Impara tutto nella bottega del padre. Un viaggio di lavoro a Roma per dipingere scene di un’opera di Vivaldi, lo porta a vedere le opere di Van Wittel e Giovanni Panini che lo ispirano a scegliere la sua strada professionale: vedutista.
Tornato a Venezia si dedica a tempo pieno alla sua nuova attività; in breve si afferma e ottiene importanti commissioni.
Canaletto utilizza qualsiasi mezzo “tecnico” che lo aiuti nella realizzazione “esatta” di ciò che vede: camera ottica, vetri ecc. La sua tecnica prodigiosa e un particolare intuito fanno il resto.
Basta comparare un quadro di Van Wittel con uno di Canaletto per rendersi conto che Giovanni Antonio è su un altro livello.
Canaletto considera i contrasti tra luci e ombre e non li elimina a favore di una pittura “teorica”, ma si attiene al vero.
Come già Leonardo tiene conto dell’atmosfera e modula l’ordito del suo quadro facendola percepire, facendola esistere.
Usa, inoltre, un’accortezza poi confermata di recente dalle neuroscienze: la mente costruisce in parte ciò che vede.
Per intuito o esperienza, Canaletto non definisce esattamente i particolari più lontani, ma li lascia indefiniti, accennati, quasi delle “macchie”. Permette così alla nostra mente di interpretare e aggiungere particolari che immaginiamo debbano esserci, ma nella realtà Canaletto non li ha dipinti.
Da manuale, una figura su un ponte, usata proprio per recenti test scientifici, è stata descritta da chi osserva descrive come un soldato, con tanto di spada… che non c’è.
La figura vista da vicino è resa con pochi tocchi di pennello, ma di fodero e spada, da vicino, non c’è traccia.
Come spesso accade in diversi campi delle arti la critica non ha mai apprezzato molto Canaletto (alcuni decisamente avversi e detrattori), ma il successo presso il “pubblico” è incontrastato. Celebre e ricercato in vita, è tra i più graditi da generazioni di appassionati d’arte.
Ritenuto un “fotografo” dell’epoca, la critica non ha premiato le capacità tecniche del genere, tutt’ora difficilmente superate, perché prive di una “poetica”, di un’espressione e filosofia del mondo.
Io penso che un pittore che sceglie di dipingere il “vero”, come molti con meno capacità di lui annunciarono dopo di lui, lo debba fare al meglio.
E Canaletto nelle sue “vedute” è il meglio.
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